Nel piatto riconosco solo melanzane fritte, peperoni verdi, un melone e il riso. Il resto è “qualcosa di verde”, “un fagottino con dentro cose” e “bastoncini marroni”. Forse se mando giù senza pensarci troppo non sento il sapore. Il trucco è non respirare col naso, no? Ci provo ma alcuni sapori sono troppo lontani da quelli ai quali sono abituato. Riesco a descriverne solo uno: shampoo. Sì, un fagottino sapeva di shampoo. Ovviamente i monaci del tempio in cui ho alloggiato non volevano avvelenarmi, ma accogliermi nel migliore dei modi ma… dov’è il sushi? Almeno c’è la birra Asahi da 633 ml: me la scolo tutta.
Ho prenotato una notte qui, sul monte Koya, per assaporare un minimo della vita monastica dei molteplici templi presenti nell’area. Il monte Koya si trova vicino Osaka ed è uno dei centri monastici più importanti di tutto il Giappone ed è entrato a far parte del patrimonio dell’UNESCO nel 2004. Invece che da Osaka, parto da Kyoto; ben 4 ore di viaggio con svariati cambi di treno, un cable car (che sale in pendenza tra montagne, alberi e un verde incontaminato che si vede raramente) e infine un autobus.
Il tempio è fatto completamente in legno. Camminare sul pavimento è piacevole e le finestre di carta scorrevoli fanno entrare la luce in maniera tenue. Durante la notte piove per più di 6 ore consecutive quindi il rumore incessante della pioggia crea un’atmosfera magica, alimentata anche dai Furin (dei campanellini appesi a quasi ogni finestra) che con il vento suonano e cullano il sonno. Posso dire che ne è valsa la pena. Dormire su un futon, togliersi le scarpe (vanno riposte in un armadio all’esterno, proprio in giardino), indossare le pantofole e poi camminare scalzi nelle camere, sono solo alcune delle abitudini quotidiane che i monaci hanno inserito in un vero e proprio stile di vita che va avanti da sempre. Sveglia presto, colazione alle 7, preghiera, cena alle 18.
Il mattino seguente entro nella stanza in cui si mangia e trovo la colazione ad aspettarmi. Sognavo un cornetto con la Nutella ma vengono offerti solo pasti vegani in pieno stile Giapponese. Quindi mangio quello che riesco, anche perché voi riuscireste a mangiare un brodo di verdure alle 7.30? Poco dopo esco a fare un giro, ma il tifone Halong non mi permette di vedere granché. In più è domenica e tra la piogga e il vento forte, i negozianti e i vari ristoranti decidono di restare chiusi. Perciò a malincuore vado via e continuo il mio viaggio in Giappone alla volta di Osaka. Prima di andare via, entro nel cuore del tempio e tra la luce fioca i miei occhi si fanno largo in mezzo alle varie statue e agli ornamenti dorati. C’è un odore particolare, credo sia incenso. Il monaco mi fa inginocchiare di fronte ad un’urna e mi fa segno di mettere per tre volte una polverina al suo interno. Poi con un sorriso mi dice “Adesso fai una preghiera per la felicità.“
CONSIGLI
Per alloggiare a Koyasan visitate il sito della Koyasan Shukubo Association.
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