Prima di prenotare un viaggio ci facciamo mille domande: quanti soldi mi servono? Come trovo l’hotel? Chi viene con me? Sono tutte frutto di scuse (a volte più o meno superabili) che ci impediscono di viaggiare.
SOLDI
È sempre uno dei problemi principali, se non IL problema principale. Inutile piangersi addosso e aspettare che le banconote crescano sugli alberi: mandate curriculum ovunque, vendete le cose inutili che avete a casa su eBay, fate lezioni di matematica a qualcuno. Proprio come i soldi, i viaggi non piovono dal cielo.
Vogliamo andare in Giappone e ci troviamo di fronte a 600€ di volo, altri 200€ di hotel, poi trasporti, cibo ecc. Ci sono due modi per aumentare il nostro potere d’acquisto in viaggio:
– Essere disposti a rinunciare ad alcuni comfort
– Cambiare destinazione
Parlare non vi porterà da nessuna parte, dire “Quanto vorrei andare a New York” non vi metterà su nessun aereo per il JFK.
Cominciare a risparmiare, lavorare e fare qualcosa di concreto per raggiungere la vostra destinazione dei sogni, sì.
PAURE
E se non trovo l’hotel? E se perdo il passaporto? E se c’è un attacco terroristico?
Come il “Quanto vorrei andare a New York”, anche i “Se” non portano da nessuna parte. Pensare troppo non fa altro che complicare la situazione e riempire di dubbi la vostra testa. Esistono mappe, internet, Wi-Fi, ambasciate, ospedali specializzati, assicurazione sanitaria e sconosciuti che vi aiuteranno in caso di problemi. Esiste il buon senso: seguitelo.
Il terrorismo non deve fermarvi. Non siate disposti a rinunciare a girare il mondo ed avere la possibilità di andare ovunque, dai posti più turistici come la Torre Eiffel a quelli più remoti come un’isoletta delle Fiji.
SHOCK CULTURALE
È facile andare a Londra. Ancor più facile un week-end a Milano. Non parlo di chi decide di viaggiare in Europa perché al di fuori sarebbe troppo costoso, parlo di chi sceglie sempre una destinazione che abbia come cultura una simile alla nostra; per paura di sentirsi fuori luogo, per paura di non “trovarsi”. Il bello è questo: mettere alla prova noi stessi in posti che mai avremmo immaginato di visitare. Vi sorprenderete.
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Personally I like going places where I don’t speak the language, don’t know anybody, don’t know my way around and don’t have any delusions that I’m in control. Disoriented, even frightened, I feel alive, awake in ways I never am at home. – Michael Mewshaw
LINGUA
Ad Osaka una signora mi ha letteralmente mimato le indicazioni perché non parlava inglese e io non parlo giapponese. Conoscere almeno le basi dell’inglese è senza dubbio un punto a favore (ad esempio come chiedere e capire le direzioni), ma non scoraggiatevi: non è essenziale. Dopotutto siamo esseri umani e anche a gesti riusciamo a comunicare.
In più ci sono tantissime app utili e frasari in tutte le lingue. Io cerco sempre di imparare un paio di frasi o parole che possono aiutare a rompere il ghiaccio, ad esempio “parli inglese?” in giapponese, “ciao” e “grazie” in mandarino o “dov’è la stazione?” in francese.
DISORGANIZZAZIONE
Vi assicuro che sono una delle persone più imbranate che conosco. Dimentico le cose, mi perdo e spesso nemmeno controllo autobus e orari di apertura delle attrazioni. Eppure riesco sempre (o quasi, come quella volta a Bucarest o quella volta a Valencia) a cavarmela. Non siete mai partiti e pensate di non arrivare sani e salvi al gate?
Ovviamente, due sono le cose che non dovete mai perdere di vista: portafoglio e documenti.
NON TROVARE NESSUNO CON CUI PARTIRE
Non avere amici con cui partire (non perché siete asociali, ma perché magari tutti hanno impegni o al momento non possono spendere soldi per un viaggio), è un grosso problema, ma risolvibile.
Perché grosso? Perché influisce sul costo del viaggio. Una tripla costa meno di una singola, un taxi costa meno in quattro e ammettiamolo, ci si diverte di più in compagnia.
Perché è un problema risolvibile? Perché esistono gli ostelli, ci sono gli autobus e si può conoscere gente in viaggio.
A volte è anche bello viaggiare da soli e decidere autonomamente dove mangiare e cosa visitare. Quando si viaggia da soli è anche inevitabile parlare con più sconosciuti rispetto a quando si è in compagnia.