5 curiosità sul Giappone che mi hanno colpito
Finché non ci vai non puoi stupirti più di tanto. Puoi aver sentito i racconti di qualcuno e aver detto “Davvero?!”, ma trovarsi in mezzo ad una serie di abitudini, modi di fare e odori mooooolto diversi da quelli ai quali si è abituati, è un altro conto.
Dico che il “Giappone è un altro mondo” perché l’ho visto con gli occhi di chi lo visita per la prima volta senza nessuna conoscenza approfondita della cultura orientale, senza pregiudizi o altro. Quindi per chi magari ci è già stato più volte, sappiate che già dalla prima visita, ho amato il Giappone. No hate! Ovviamente entro i limiti della mia “visione da occidentale”, perché ammettiamolo: potete amare quanto volete l’Asia, ma ci sono cose che non riuscirete mai a comprendere.
Ecco le 5 curiosità sul Giappone che subito mi hanno colpito.
1. SOIA
Dopo una settimana in Giappone tra Kyoto e Osaka, scrissi questo stato sul mio profilo Facebook riprendendo la pubblicità del cornetto Cinque Stelle Sammontana:
Estate in Giappone, è dove mangi soia, è dove hai i pantaloncini sporchi di soia da giorni, dove da Starbucks hanno i brownies alla soia, dove la gente odora di soia. Soia, sushi, wasabi, noodles, soia, soia, sento la soia. Voglio 3kg di carbonara, io alla soia dico sayonara.
Ora, seriamente. Non scherzavo dicendo che avevano i brownies alla soia. È tutto così pieno di soia e impregnato del suo odore che non puoi fare a meno di mangiare sushi perché vieni portato a mangiarlo. Non puoi fare altro che pensare a quella scodellina piena di liquido dove inzupperai il tuo roll di gamberi, maionese e cetrioli. Insomma, soia sta al Giappone come pasta sta all’Italia.
Piccola parentesi sul tè verde: anche lui è grande protagonista della scena culinaria giapponese. Esempio per restare in tema soia-Starbucks? Hanno il drink al tè verde.
2. CAOS
Ondate di gente travolgono Shibuya a tutte le ore. Proprio nel fulcro di Tokyo ho capito cosa significa la parola “caos”. Oltre al famoso “Shibuya crossing”, la cosa che mi ha più colpito a Tokyo è stata la metro: le stazioni e le linee sono moltissime e molte volte in alcune fermate/stazioni non c’è scritto nulla in inglese. Oppure si divertono a scrivere le indicazioni in inglese fino ad un certo punto e poi stop, ciao, o sai il giapponese o chiedi e speri di uscirne. Le metro giapponesi non sono facili da capire (almeno le prime volte), soprattutto quella di Tokyo. La stessa cosa vale per il biglietto.
Per darvi un’idea ecco una foto di una mappa:
(qui la versione PDF se volete divertirvi)
3. LA MAGGIOR PARTE NON PARLA INGLESE
Per me è una curiosità sul Giappone bella e buona: pensavo di trovare un livello di inglese molto più alto e invece il 90% delle persone alle quali ho chiesto indicazioni, non sapeva parlare. Su un treno, un signore mi ha indicato le varie fermate sul suo telefono, tutto in giapponese e io annuivo senza capire. Un episodio simpatico mi è capitato a Osaka: cercando il castello, una signora ha mimato il percorso per arrivarci facendo ad esempio corsa sul posto per indicare la pista per correre, muovendo le mani in aria per indicare gli alberi. La scenetta è finita con la signora che punta il braccio verso l’alto e dice “MIRU!” (che significa “guardare”). Il castello è stato trovato con facilità, più di quanto una mappa potesse fare.
4. EDUCAZIONE
C’è da dire che i giapponesi nella mia classifica di “popoli più gentili ed educati al mondo” occupano il primo posto (subito dopo danesi e canadesi). Pur non parlando inglese, proveranno ad aiutarti in tutti i modi (l’esempio della signora di Osaka rende bene il concetto). L’enorme quantità di “arigato gosaimazu” (=grazie) in 10 giorni, supera di gran lunga tutti i “grazie” che ho sentito in Italia in 20 anni. Arigato gosaimazu viene ripetuto all’infinito con inchino e a volte indietreggiando. Tanto che, se adesso dico “arigato gosaimazu”, inconsciamente faccio un piccolo inchino con la testa.
In metro non si parla, nemmeno al telefono. Ci sono dei cartelli che lo vietano (non si viene arrestati, è solo una norma). Infatti, molti leggono, ascoltano musica o giocano ai videogiochi (anche persone di una certa età).
5. MODERNI MA ANTICHI
Per chi ama la tecnologia e i gadget come me, il Giappone è il paradiso. Piani e piani di macchine fotografiche, telefonini e accessori. Il water anche è tecnologico: fa il bidet e sciacqua automaticamente l’acqua. Da non sottovalutare la funzione che riscalda l’asse.
Alcune cose invece, mi hanno lasciato perplesso. Appena uscito dalla stazione di Kyoto, il giorno dell’arrivo, ho notato l’enorme quantità di cavi tra i vari pali dell’elettricità. Ne vedrete a migliaia, ingarbugliati e scoperti. Il motivo di questa scelta è semplice: metterli sottoterra costa di più. Ma in caso di un forte terremoto o di un alluvione, il danno non sarà notevole?
I taxi: i sedili sono ricoperti di pizzo. Sembrano i centrini che le nonne fanno a mano. Vintage.
Moltissime persone hanno ancora i “flip-phones”, i cellulari “a conchiglia”. Un articolo che ho trovato su Google è intitolato: “Japan: the country where flip-phone refuse to die“.
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Ci sarebbero altre piccole sfumature della cultura orientale di cui vorrei parlare, ma non finirei più. Mi limito alle cose che mi sono saltate subito all’occhio. Vorrei visitare ancora questo meraviglioso paese, dal quale non possiamo far altro che imparare – almeno dal punto di vista dell’educazione -. Se siete troppo selettivi sul cibo e non riuscite ad andare oltre la mentalità italiana (o occidentale che sia), andate a Londra, Ibiza, Parigi, New York. Se non avete dimestichezza con le metro, l’orientamento e non avete un minimo di spirito di adattamento, pensateci due volte.
Prima della partenza, lasciate a casa pregiudizi e critiche. Il Giappone vi accoglierà a braccia aperte.