Ne parlavo mesi fa con alcuni amici. Siamo stati in quasi tutte le capitali principali d’Europa e degli Stati Uniti. New York, Londra, Barcellona, Parigi. Ho visto cittadine minori, come Bruges in Belgio, Sausalito in California, Salem in Massachusetts, Marsiglia in Francia.
Mentre i timbri sul passaporto aumentano e la lista delle capitali si fa sempre più lunga (ne conto più di 50 al momento), il mio interesse verso le città diminuisce. Forse perché il 50% dei siti UNESCO si trovano a Roma, forse perché nella mia stessa città ci sono resti romani di 2.000 anni fa. Potrei raggiungere Parigi in due ore e spendere meno di 40€ per un biglietto andata e ritorno. Non dico che non mi piacciono più le città, ho solo perso una parte dell’interesse. Ne ho abbastanza di sampietrini italiani, stradine in ciottolato, casette colorate, metropolitane, grattacieli e musei.
Mi sono ritrovato a visitare città in modo random, senza cercare l’attrazione principale a tutti i costi. Vagare senza meta e senza un percorso preciso mi sembrava il modo migliore per scoprirla.
Certo, non ho visto tutte le città al mondo, ma vedo una trama comune per tutte. Il bar carino, la strada dei negozi, la vecchia libreria hipster, le biciclette lì, il fiumiciattolo là, la bakery con diecimila dolci in vetrina. Visto, visto, rivisto. Ovunque.
Due canyon non saranno mai uguali, la brezza che inali di fronte all’Oceano in California non è lo stessa che respiri ad Halong Bay in Vietnam.
Questo mio personalissimo post non è da intendere come qualcosa contro l’arte, i musei e la cultura: è bello conoscere tutto ciò; ma al momento, non è quello che cerco in un viaggio. O almeno, il viaggio nella sua accezione più profonda, non lo percepisco più come un city-break o come un week end culturale. La vacanza di tre giorni a Londra, seppur bella ed entusiasmante, è uno svago temporaneo, una scoperta di qualcosa di relativamente nuovo, ma non stimolante quanto sarebbe un tour del Perù tra montagne e laghi. Lascia poco.
Forse è una fase che ogni viaggiatore attraversa, forse succede solo a me. Forse ho visto così tante città che nessuna mi stupisce più tanto?
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8 commenti
Ciao! Ho trovato il tuo post molto interessante. Sicuramente le tue considerazioni derivano dall’aver visitato moltissime città e capitali (complimenti, a proposito!), ma fondamentalmente penso che nella vita si attraversino tante fasi e anche il modo di viaggiare cambi di pari passo con noi. In certi periodi sento l’esigenza di una vacanza a contatto con la natura, incantandomi davanti ai paesaggi, in altri invece mi meraviglio di fronte a castelli, chiese e opere d’arte. L’importante è emozionarsi, quindi se in questo periodo senti di emozionarti di più lontano dalle metropoli ben venga, segui l’istinto e continua a raccontare i tuoi viaggi e le sensazioni che ti trasmettono :) Serena
Ciao Serena, grazie! Hai ragione, è probabilmente un momento che potrebbe cambiare in futuro. Seguirò l’istinto come hai detto te, è il modo migliore per viaggiare! :)
Caro Giorgio,
ormai ti penso sempre più come un mio fratello più piccolo perché mi trovo concorde con te su tante cose. Oltre che essere “gemelli di blog” per via del tema. E gemelli di blog per l’amore per il blog. Anyway… ci sono alcune città al mondo che non lascerei mai e che non mi stancano nemmeno dopo la ventesima visita (vedi Liverpool) ma anch’io comincio ad amare di più i luoghi che mi regalano un certo senso di vastità.
Ciao Giovy, grazie per le belle parole: concordo con te!
Anche io ho quelle città speciali (New York), ma molte volte cerco quella sensazione che mi toglie il respiro e che trovo solo davanti a panorami e scenari naturali. Sapere che non sono il solo mi rincuora un po’ (mi sentivo un “cattivo” viaggiatore haha) :)
Concordo con te Giorgio, totalmente! In questo momento mi trovo nella hall di un carinissimo ostello di una carinissima città in Portogallo, paese che amo.Venti metri più in là si apre il mondo: il fiume, le stradine, i ristoranti, le luci, i turisti, i camerieri. Già visto, già visto, già visto. Ho fatto un rapido giro e quasi nauseata sono tornata in ostello, un po’ perplessa. Ho cercato un articolo, una testimonianza, qualcuno che dicesse’ hey, succede anche a me!’ E ti ho trovato, rispecchiandomi in ogni riga. Come accennava qualcuno tra i commenti anche per noi viaggiatori le fasi si avvicendano e si susseguono. Oggi sento che anche per me è finita la fase ‘città’ (e forse anche la fase ostello), almeno per il momento. Al contrario non mi stancano la sabbia e le onde del mare, le alghe e il loro profumo, i granchetti potrei stare a guadarli per ore. Tra due giorni qui si celebra Santo Antao, si grigliano sardine e ci si avvinazza a vino verde e allora forse si le facce della gente e le stradine avranno forse un nuovo significato. Per ora aspetto nella hall che si faccia l’ora di andare a nanna. Alessandra
Ciao Alessandra, che belle parole! Grazie per aver condiviso la tua esperienza. Ristoranti con menù per turisti, camerieri che cercano di convincerti… Ti capisco! È sempre la stessa storia in città diverse e in paesi diversi. Tutto carino ma stucchevole. E allora sì, goditi Santo Antao per vedere la città in maniera differente e speriamo possa sorprenderti :)
Ciao Giorgio, leggendo il tuo blog stasera mi sono imbattuta in questo post, per caso, e il titolo mi ha subito attirata. Anche se l’hai scritto un po’ di tempo fa ormai, dopo due anni di pandemia mi sembra quantomai attuale. Mi ritrovo molto fra le tue righe, e probabilmente non sono l’unica.
Dopo tanti viaggi fra musei, metropolitane e traffico, adesso appena riesco scappo dall’asfalto alla ricerca del verde. Si cambia, o forse è una fase?
Un caro saluto, ti leggo sempre volentieri.
Ciao Elisa, grazie per il commento! Mi fa piacere che ti trovi d’accordo e condividi il mio punto di vista: io ancora oggi cerco sempre la natura e meno asfalto. Sono stato un mese a LA recentemente e non vedevo l’ora di andarmene! Credo che un buon compromesso tra natura e città sia ormai d’obbligo nei miei viaggi :)